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IHS - IL TRIGRAMMA DI S. BERNARDINO - Memoria del santissimo Nome di Gesù

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Lunetta del portale della Basilica del Santo (Pd)
Andrea Mantegna (1452): Trigramma di Cristo fra S. Antonio e S. Bernardino
3 Gennaio
SANTISSIMO NOME DI GESU'
Pace e bene cari amici in cammino e in ricerca vocazionale. 
Come avrete visto, mi piace ogni tanto proporvi dei post dove mi addentro (sia pure senza troppe pretese) nelle tradizioni e nella storia dell'Ordine francescano. Al riguardo, oggi 3 Gennaio, si ricorda nella chiesa (ma in particolare noi francescani) il Santissimo Nome di Gesù. Devozione antica, anzi anticotestamentaria, al Nome Santo di Dio, che diventa per i cristiani il nome di Gesù, cioè: il Salvatore.
Nel Martirologio Romano, questa memoria è così definita: «Santissimo Nome di Gesù, il solo in cui, nei cieli, sulla terra e sotto terra, si pieghi ogni ginocchio a gloria della maestà divina». Sono parole tratte dalla Lettera ai Filippesi (2,9-11).
Questa devozione, molto prima che venisse presa a cuore anche da Sant'Ignazio e dai Gesuiti, è divulgata proprio dai Francescani. Ne parla naturalmente sant'Antonioma il più attivo nel predicare il Nome di Gesù sarà San Bernardino da Siena (1380-1444). 

Egli stesso inventa infatti il Trigramma IHS e per questo è considerato il patrono dei pubblicitari! Il simbolo consiste in un sole raggiante a 12 raggi in campo azzurro; sopra vi sono le lettere IHS che sono le prime tre del nome Gesù in greco ΙΗΣΟΥΣ (Iesûs), ma anche sono l’abbreviazione di “Iesus Hominum Salvator, Gesù Salvatore degli uomini”, che irradia dunque luce e calore attraverso l'opera dei 12 apostoli, cioè della Chiesa. Il trigramma del nome di Gesù, divenne un emblema celebre e diffuso in ogni luogo; veniva posto in tutti i locali pubblici e privati, dove Bernardino e i frati predicavano, sostituendo blasoni e stemmi delle varie Famiglie e Corporazioni spesso in lotta fra loro. Sulla facciata del Palazzo Pubblico di Siena ne campeggia uno enorme e solenne, opera dell’orafo senese Tuccio di Sano e di suo figlio Pietro. Andrea Mantegna lo dipinse nella lunetta del portale della Basilica del Santo (Pd) che S. Bernardino visitò, ospite dei frati della Comunità, e dove pure predicò.
Qualche volta il trigramma figurava sugli stendardi che precedevano Bernardino, quando arrivava in una nuova città a predicare e sulle tavolette di legno che il santo francescano poggiava sull’altare, dove celebrava la Messa prima dell’attesa omelia, e con la tavoletta al termine benediceva i fedeli. 

S. Bernardino era convinto che la memoria del Nome di Gesù potesse essere di grande aiuto ai fedeli nel rammentare ogni aspetto molto concreto e semplice della vita del Signore così da suscitarne più facìlmente l'imitazione e la sequela. Il Nome di Gesù, nella sua predicazione, era infatti l'occasione per parlare della povertà del presepio, della modesta bottega di falegname, della penitenza nel deserto, dei gesti della carità divina; delle parole e dei sentimenti di Gesù, della sua sofferenza sul Calvario, del suo trionfo sulla morte nella Resurrezione. In tal modo Bernardino si inseriva fedelmente nella scia del serafico padre san Francesco e nel suo desiderio di essere perfetto imitatore del Signore Gesù; intento al quale il Poverello sempre spronava i suoi compagni e che lasciò come impegno e proposito per tutti i frati futuri, indicandolo nella Regola. 

Cari amici, vi invito pertanto in questa giornata, a scoprire con i vostri occhi questo simbolo "francescano"nascosto certamente anche su molte facciate di chiese e case della vostra città: sarà una piacevole sorpresa che vi aiuterà ad essere anche voi, sempre più perfetti imitatori e seguaci del nostro Signore Gesù Cristo. 
A lui sempre la nostra Lode. 

Fra Alberto (fra.alberto@davide.it)


CHE COSA STO CERCANDO?

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"Giovani e frati in cammino"
4 Gennaio 2019
Dal Vangelo di Giovanni (1,35-42)

 35 Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36 e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: "Ecco l'agnello di Dio!". 37 E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38 Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: "Che cosa cercate?". Gli risposero: "Rabbì - che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?"39 Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. 40 Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41 Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia"- che si traduce Cristo - 42 e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse:"Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa" - che significa Pietro.

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«Che cosa cercate?». Ecco la domanda che Gesù rivolge a questi primi due discepoli che, un pò titubanti, si sono messi a seguirlo intuendo per loro la strada più autentica, affascinati dall'unico e vero Maestro a cui vale la pena aggregarsi.
In fin dei conti questa è anche la vera e prima domanda che ogni giovane "in ricerca" vocazionale e che si interroga su una possibile scelta di consacrazione francescana (divento frate?) deve sentirsi indirizzare da Gesù: "che cosa stai cercando veramente?"
  • Che cosa sto cercando dalla vita stessa?
  • Che cosa sto cercando nelle mie domande e inquietudini?
  • Cosa cerco nelle tante relazioni e conoscenze?
  • Cosa cerco nel mio darmi da fare, nello studio o nel lavoro?
  • Che cosa sto cercando quando mi impedisco di vivere davvero?
  • Cosa cerco anche nel peccato o nelle fughe o negli stordimenti in cui mi rifugio?
  • Che cosa sto cercando nella mia giovinezza e per il mio futuro?
  • Che cosa e dove sto cercando per una vita davvero piena e bella?
  • Che cosa sto cercando e chiedendo a Gesù nella mia preghiera?
Incontrare Cristo significa quindi, prima ancora che trovare una risposta, sentirsi rivolgere questa domanda:«Che cosa cerchi?».

I discepoli iniziano la loro esperienza di sequela ed amicizia quando si lasciano mettere in crisi proprio da tale interrogativo e soprattutto quando l'accolgono non come una qualunque e preconfezionata spiegazione, ma come un invito a un’esperienza concreta: “Venite e vedrete”. (Gv 1,35-42).


Caro amico "in ricerca", se anche il tuo cuore è colmo di inquietudini e desideri, lasciati coinvolgere prima di tutto da questa domanda, «Che cosa cerchi?». 
Presta ascolto e non rifiutare l'invito di Gesù - "vieni e vedrai"-: lasciati anche tu mettere in crisi senza una volta tanto,  scappare o rimandare. La via per comprendere la tua vocazione, infatti, non può che non passare da un'esperienza, un cammino, un coinvolgimento di vita, dalla condivisione di un tratto di strada con Gesù e altri fratelli...da un'assunzione di responsabilità!

Al riguardo, il percorso del Gruppo vocazionale San Damiano, che noi frati francescani proponiamo è certamente una bella opportunità in cui questo invito di Gesù, “Venite e vedrete”, si concretizza e prende forma.
Gli incontri mensili e i diversi momenti in cui è scandito, sono caratterizzati, più che da risposte artefatte precostituite, da un camminare insieme ad altri giovani, dalla condivisione con noi frati e della nostra vita fraterna, dall'ascolto della Parola, dall'adorazione e dalla preghiera e, in definitiva, da una stare in compagnia del Signore.
La meta, che è la propria scelta vocazionale, non è certo subito data nè suggerita nè tanto meno imposta, ma insieme ricercata, sperimentata, guadagnata e sofferta in un itinerario volutamente impegnativo e lungo (dura un anno) per così giungere a ciò che davvero corrisponde al tuo cuore e ai tuoi interrogativi più profondi.

Caro amico "in ricerca"se sei interessato a questo itinerario vocazionale francescano...fatti vivo, noi frati saremo lieti di camminare con te.

Al Signore Gesù sempre la nostra Lode.

Fra Alberto (fra.alberto@davide.it)

Ponferrada (cammino di Santiago)- ostello st Nicolas de Flue
frate Nico accoglie un pellegrino

CHI MI CONOSCE DAVVERO?

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Sabato 4 Gennaio 2019
Dal vangelo di Giovanni [Gv 1, 43-51]
In quel tempo, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro. Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò:«Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

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Il Vangelo di oggi ci parla della chiamata di due Apostoli. Per primo Gesù, incontra Filippo e a lui dice SEGUIMI.

Questi, preso dall’entusiasmo e toccato nel profondo da Gesù, corre da Natanaele, un amico e compagno e a questi parla con entusiasmo e speranza di Gesù di Nazaret, figlio di Giuseppe: "ho trovato, afferma, colui del quale hanno scritto Mosè e i profetti, l’atteso, il Messia che doveva salvare Israele".

Al tempo le aspettative nei riguardi del Messia erano esclusivamente politiche (lui avrebbe liberato Israele dall’oppressione dei romani). Gesù invece viene a salvare e a redimere i cuori, le anime.. porta un messaggio di salvezza personale, universale ed eterno. È Dio che si fa uomo e prende dimora fra noi, cammina accanto a noi sempre:è il mistero del Natale!

Natanaele, non nasconde all'amico Filippo, pregiudizi e ritrosie nei riguardi di Gesù e della sua insignificante provenienza, Nazaret. Accetta comunque, l'invito o forse la sfida dell'amico: "vieni e vedi" .

L'incontro con Gesù è spiazzante: Natanaele si percepisce guardato e voluto bene nella sua semplice e concreta vita ( ti ho visto sotto un fico)! Gesù non gli si mostra con proclami politici o di grandezza regale, ma rivolgendogli un elogio lo riporta al profondo del suo cuore. Gesù con i suoi occhi d'amore sa cogliere in Natanaele, dettagli e sfumature, sentimenti e desideri, un vissuto oltre le apparenze. Gesù intravede il suo animo retto e puro, il suo anelito di bene e giustizia, la sua generosità. Finalmente anche Natanaele guarda Gesù con occhi nuovi, carichi di speranza: è il Rabbì, il Figlio di Dio! Seguire Lui diventa subito il senso della sua vita!

Caro fratello "in ricerca", lasciati dunque guardare nel profondo: solo Gesù sa veramente chi sei e cosa il tuo cuore custodisce e desidera; solo Lui ti ama incondizionatamente. Smaschera dunque ritrosie, e timori. Fidati: "vieni e vedi"!

Al Signore Gesù sempre la nostra Lode. 

Fra Alberto (fra.alberto@davide.it)

EPIFANIA : SONO APERTO O CHIUSO ALLA LUCE?

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I Magi - Chiesa di Stroppo San Peyre

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi, solennità dell’Epifania del Signore, è la festa della manifestazione di Gesù, simboleggiata dalla luce. Nei testi profetici questa luce è promessa: si promette la luce. Isaia, infatti, si rivolge a Gerusalemme con queste parole: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te» (60,1). L’invito del profeta – ad alzarsi perché viene la luce– appare sorprendente, perché si colloca all’indomani del duro esilio e delle numerose vessazioni che il popolo aveva sperimentato.

Questo invito, oggi, risuona anche per noi che abbiamo celebrato il Natale di Gesù e ci incoraggia a lasciarci raggiungere dalla luce di Betlemme. Anche noi veniamo invitati a non fermarci ai segni esteriori dell’avvenimento, ma a ripartire da esso e percorrere in novità di vita il nostro cammino di uomini e di credenti.
La luce che il profeta Isaia aveva preannunciato, nel Vangelo è presente e incontrata. E Gesù, nato a Betlemme, città di Davide, è venuto a portare salvezza ai vicini e ai lontani: a tutti. 

L’evangelista Matteo mostra diversi modi con cui si può incontrare Cristo e reagire alla sua presenza. Per esempio, Erode e gli scribi di Gerusalemme hanno un cuore duro, che si ostina e rifiuta la visita di quel Bambino. È una possibilità: chiudersi alla luce. Essi rappresentano quanti, anche ai nostri giorni, hanno paura della venuta di Gesù e chiudono il cuore ai fratelli e alle sorelle che hanno bisogno di aiuto.Erode ha paura di perdere il potere e non pensa al vero bene della gente, ma al proprio tornaconto personale. Gli scribi e i capi del popolo hanno paura perché non sanno guardare oltre le proprie certezze, non riuscendo così a cogliere la novità che è in Gesù.

Invece, ben diversa è l’esperienza dei Magi (cfr Mt 2,1-12). Venuti dall’Oriente, essi rappresentano tutti i popoli lontani dalla fede ebraica tradizionale. Eppure, si lasciano guidare dalla stella e affrontano un viaggio lungo e rischioso pur di approdare alla meta e conoscere la verità sul Messia. I Magi erano aperti alla “novità”, e a loro si svela la più grande e sorprendente novità della storia: Dio fatto uomo. I Magi si prostrano davanti a Gesù e gli offrono doni simbolici: oro, incenso e mirra; perché la ricerca del Signore implica non solo la perseveranza nel cammino, ma anche la generosità del cuore

E infine, ritornarono «al loro paese» (v. 12); e dice il Vangelo che ritornarono per “un’altra strada”. Fratelli e sorelle, ogni volta che un uomo o una donna incontra Gesù, cambia strada, torna alla vita in un modo differente, torna rinnovato, “per un’altra strada”
Ritornarono «al loro paese» portando dentro di sé il mistero di quel Re umile e povero; noi possiamo immaginare che raccontarono a tutti l’esperienza vissuta: la salvezza offerta da Dio in Cristo è per tutti gli uomini, vicini e lontani. Non è possibile “impossessarsi” di quel Bambino: Egli è un dono per tutti.

Anche noi, facciamo un po’ di silenzio nel nostro cuore e lasciamoci illuminare dalla luce di Gesù che proviene da Betlemme. Non permettiamo alle nostre paure di chiuderci il cuore, ma abbiamo il coraggio di aprirci a questa luce che è mite e discreta. Allora, come i Magi, proveremo «una gioia grandissima» (v. 10) che non potremo tenere per noi. 

Ci sostenga in questo cammino la Vergine Maria, stella che ci conduce a Gesù, e Madre che fa vedere Gesù ai Magi e a tutti coloro che si avvicinano a lei.

papa Francesco

Dopo l'Angelus
Cari fratelli e sorelle,
da parecchi giorni quarantanove persone salvate nel Mare Mediterraneo sono a bordo di due navi di ONG, in cerca di un porto sicuro dove sbarcare. Rivolgo un accorato appello ai Leader europei, perché dimostrino concreta solidarietà nei confronti di queste persone.

Epifania: Festa delle genti (fra Giuseppe con un cartello provocante)
"Gesù, nato a Betlemme, città di Davide, 
è venuto a portare salvezza ai vicini e ai lontani: a tutti" 

"NON SO COSA E' GIUSTO PER ME...NON RIESCO A VEDERE DIRITTO"

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Cari amici "in ricerca",
spero abbiate iniziato il nuovo anno con rinnovato desiderio di seguire il Signore e di essere guidati ogni giorno dalla sua Stella, l'unica la cui Luce mai viene meno e mai tradisce.

Vi regalo oggi una splendida canzone (di Andrea e Matteo Bocelli - padre e figlio) assolutamente vocazionale e quasi fatta "ad hoc" per quanti con inquietudine  si interrogano sulla direzione della propria vita, a quanti ancora forse dicono di sè " non so cosa è giusto per me..non riesco a vedere diritto", ma nello stesso tempo, non rinunciano alla ricerca, anelano ad una luce, si affidano all'unica guida che può mostrare la via. 

Auguro a tutti un buon cammino dietro la "Luce vera",  dietro all'Amore, dietro a Gesù!

A Lui sempre la nostra Lode. 
fra Alberto (fra.alberto@davide.it)

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Fall on me ( Andrea e Matteo Bocelli) - Testo

I thought sooner or later 
The lights up above 
Will come down in circles and guide me to love 
But I don't know what’s right for me 
I cannot see straight 
I've been here too long and I don't want to wait for it 
Fly like a cannonball, straight to my soul 
Tear me to pieces 
And make me feel whole 
I’m willing to fight for it and carry this weight 
But with every step 
I keep questioning what it's true.
Fall on me 
With open arms 
Fall on me 
From where you are 
Fall on me 
With all your light 
With all your light 
With all your light.
Presto una luce ti illuminerà 
Seguila sempre, guidarti saprà 
Tu non arrenderti, attento a non perderti 
E il tuo passato avrà senso per te 
Vorrei che credessi in te stesso, ma sì 
In ogni passo che muoverai qui 
È un viaggio infinito 
Sorriderò se 
Nel tempo che fugge mi porti con te.
Fall on me 
Ascoltami 
Fall on me 
Abbracciami 
Fall on me 
Finché vorrai 
Finché vorrai 
Finché vorrai 
Finché vorrai.
I close my eyes 
And I'm seeing you everywhere 
I step outside 
It's like I'm breathing you in the air 
I can feel you're there.
Fall on me 
Ascoltami 
Fall on me 
Abbracciami 
Fall on me 
With all your light 
With all your light 
With all your light.

Andrea e Matteo Bocelli - Fall on me | Traduzione

Ho pensato che prima o poi 
Le luci si accenderanno 
scenderanno in cerchio e mi guideranno verso l'amore 
ma non so cos'è giusto per me 
non riesco a vedere dritto 
sono qui da troppo tempo e non voglio aspettarlo 
Vola come una palla di un cannone, dritta nella mia anima 
Mi fa a pezzi 
e mi fa sentire intero 
Sono disposto a combattere per questo e a portare questo peso 
Ma ad ogni passo 
continuo a mettere in discussione ciò che è vero.
Cadi su di me 
a braccia aperte 
Cadi su di me 
da dove ti trovi 
Cadi su di me 
con tutta la tua luce 
con tutta la tua luce 
con tutta la tua luce.
Presto una luce ti illuminerà 
Seguila sempre, guidarti saprà 
Tu non arrenderti, attento a non perderti 
E il tuo passato avrà senso per te 
Vorrei che credessi in te stesso, ma sì 
In ogni passo che muoverai qui 
È un viaggio infinito 
Sorriderò se 
Nel tempo che fugge mi porti con te.
Cadi su di me 
Ascoltami 
Cadi su di me 
Abbracciami 
Cadi su di me 
Finché vorrai 
Finché vorrai 
Finché vorrai 
Finché vorrai.
Chiudo i miei occhi 
e ti sto vedendo ovunque 
Esco fuori 
è come se ti stessi respirando nell'aria 
posso sentire che sei lì.
Cadi su di me 
Ascoltami 
Cadi su di me 
Abbracciami 
Cadi su di me 
con tutta la tua luce 
con tutta la tua luce 
con tutta la tua luce.

ANCHE TU PUOI ESSERE UNA STELLA

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«Dov'è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo»
Essi cercano un neo-nato. Questo Bambino rappresenta la novità, la speranza, l'avvenire per le genti affaticate e oppresse dalla routine, dalla banalità e dal non-senso del vivere, dalla povertà, dalla mediocrità.
"Dov'è?" La domanda non è banale. Anche tanti nostri contemporanei si pongono questo stesso interrogativo: "Dov'è Dio?"E ne vanno alla ricerca! E quando si cerca qualche cosa o qualcuno e ci si mette in movimento e in cammino, si è desiderosi di raggiungere e incontrare qualcuno che esiste, non certo il nulla o il vuoto. L'inquietudine e la domanda dei Magi rimandano all'inquietudine e alle domande interiori di tanti giovani d'oggi. E molti sono «maghi », i « saggi », i « gurù », che forniscono loro troppo spesso superficiali risposte limitandosi però alla CONOSCENZA.  Ma chi è  davvero in grado di dare risposte concernenti l'ESSERE? Chi offre la via autentica alla felicità? Dove e presso chi trovare una felicità duratura e piena? 

Noi abbiamo visto la sua stella’, ci dicono ancora i re Magi. Una luce guida la loro strada. Non camminano a caso e senza riferimenti. Non sono per nulla disorientati. Sono invece molto consapevoli della presenza accanto a loro di una luce capace di rischiararli nella ricerca. Oggi, anche tanti giovani, spesso disorientati, cercano la loro stella. Come i Magi, aspirano a dare un senso pieno alla loro vita. Anch'essi, in fondo, cercano un "neo-nato"; cercano una speranza, una novità di bene e bellezza per la loro vita. Ma la stella, oggi, non è sempre in cielo. Essa è nel tuo cuore!! Infatti, attraverso la tua vita e le tue scelte, con la tua gioia e la tua fede, anche tu puoi essere un segno di orientamento, una luce, una guida, un compagno di strada per quanti cercano Dio in verità. Anche tu puoi essere una stella! 
# Una vita luminosa attira e orienta altre vite.
# Una vita luminosa fa passare dall'oscurità alla luce.
# Una vita luminosa suscita la speranza.
# Una vita luminosa rianima i cuori.
Non siamo destinati a vivere nell'ombra e nelle tenebre. Non siamo destinati ad un'esistenza oscura e triste.

‘Siamo venuti per adorarlo dicono infine i Magi.E' la meta del cammino. E' passare dall'agitazione alla calma, dal movimento all'adorazione. E' fermarsi, contemplare, gioire.

I Magi hanno raggiunto l'obiettivo del loro viaggio. Si fermano. Hanno trovato quello che stavano cercando. Il bambino è pace e speranza per il mondo, è novità di vita bella e piena. Il bambino è il potere dell'amore. I Magi hanno trovato.

GESU' E' LA'

cfr. https://vocationfranciscaine.com/

ALLA FONTE DELLA MISSIONE E VOCAZIONE FRANCESCANA: IL MARTIRIO!

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un bel video con la storia dei protomartiri francescani

I Protomartiri francescani
Pace e bene cari amici, in cammino e in ricerca vocazionale.
Noi frati francescani siamo ad oggi presenti in quasi tutte le nazioni del mondo con missioni, opere, attività di evangelizzazione e carità sparse ovunque, anche nei luoghi più sperduti. Ma come iniziò questa avventura, questa vocazione missionaria? Essa sgorga dal sangue dei primi cinque frati uccisi a causa del vangelo, per questo detti "i protomartiri francescani"
Ecco la loro storia: E' il 16 gennaio del 1219 quando presso la città di Marrakesch in Mauritania nell’odierno Marocco, avviene il martirio di fra Berardo, fra Ottone, fra Pietro, sacerdoti, fra Accorsio e fra Adiuto, religiosi, dell’Ordine dei Minori, mandati da san Francesco ad annunciare il Vangelo di Cristo ai musulmani. Qui per ordine del capo dei Mori furono trafitti con la spada. Francesco alla notizia del martirio dei suoi fratelli, disse: "Adesso posso dire di avere davvero cinque frati minori!".

La vocazione di S. Antonio di Padova
I 5 frati, tempo prima, a Coimbra avevano incontrato un giovane e brillante sacerdote dei canonici regolari, Ferdinando di Buglione. Questi, saputo della loro uccisione e scosso dalla loro forte testimonianza di fede, decise di abbracciare la regola e la vita di san Francesco desiderando egli pure il martirio, solo volendo offrire tutta la sua vita per il Signore e il Vangelo. Vestendo il saio si fece chiamare frate Antonio. Diventerà uno dei santi più venerati nel mondo: sarà SANT'ANTONIO DI PADOVA! La chiesa di Santo Antonio dos Olivais a Coimbra, dove sostarono i protomartiri prima di partire per il loro destino finale, è abitata tuttora dai francescani conventuali, gli stessi frati del Santo di Padova che entrò nell'Ordine proprio in quella chiesetta, spinto dal desiderio di imitare i fraticelli martirizzati a causa della loro fede cristiana.

Martirio e vocazione
Cari amici in ricerca, come avrete dunque potuto constatare dalle vicende dei Protomartiri e di S.Antonio, martirio e vocazione si richiamano e interpellano reciprocamente. Ma badate bene, l'abbinamento non riguarda straordinariamente solo i personaggi di cui abbiamo appena narrato e non è relegato a qualche episodio analogo particolarmente cruento!!! In realtà non c'è autentica chiamata alla consacrazione religiosa se manca la spinta e l'audacia mite e forte nello stesso tempo della testimonianza, del martirio ("marturia"); se non si è guidati da un desiderio di consegna totale di sé al Signore e al Suo progetto. Al frate, come ad ogni religioso, è richiesto sempre, infatti, "di dare la vita" per Gesù, "di morire a sé stesso" per spendersi interamente per Lui, per gettarsi in Lui senza reticenze e confini.

Qualche provocazione per te
Se dunque caro fratello, forse stai pensano a questa nostra strada e vocazione francescana, chiediti se anche tu, come S. Antonio o i 5 giovani frati Protomartiri, sei davvero disposto a rimettere in Gesù tutto di te: il tuo spirito, la tua intelligenza e volontà, i tuoi sogni, i tuoi desideri, il tuo corpo, persino i tuoi limiti e peccati per seguirLo dove Lui vorrà condurti...
Se non è così, sarai soprattutto preoccupato di te e del tuo orticello, di "salvare la tua vita" più che spenderla per il Signore e il Regno di Dio, per il Vangelo! Se non è così, il convento si trasformerà presto in un accomodante e mediocre o insopportabile rifugio; l'abito in un "soprabito" protettivo; i voti in una pennellata di vernice superficiale, la tua vita insulsa e insignificante!
Se non è per Gesù, ...lascia perdere!

A Lui sempre la nostra Lode.
fra Alberto (fra.alberto@davide.it)

COME TERRA ASSETATA

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Sabato 19 gennaio 2019
Dal Vangelo di Marco (2,13-17)
In quel tempo, Gesù uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli insegnava loro. Passando, vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. Mentre stava a tavola in casa di lui, anche molti pubblicani e peccatori erano a tavola con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: «Perché mangia e beve insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, Gesù disse loro: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».
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Come alveo di fiume senz’acqua i nostri cuori prima dell’incontro con te, Signore. 
Siamo terra spaccata, che attende te, che sei acqua leggera e fresca dopo una stagione di arsura. Siamo ragnatela di fiumi in attesa d’acqua, i corsi dei quali, pur partendo da mondi diversi, diventano cerchio di fonti ricolme della tua acqua che cura, lenisce e fa dei nostri cuori fragile argilla, malleabile, pronta ad essere plasmata con l’acqua di cui le tue mani traboccano.
Non fiume rumoroso e roboante, ma alveo di arsura che risale la corrente per seguire te. Alveo di fiume che con te ritrova vita, forma, colore. Cristallina acqua quieta, dopo il sordo suono della terra da accudire.
Piova la tua acqua benedetta sui nostri cuori riarsi, faccia della sabbia terra buona, plasmabile, dell’alveo secco e spaccato, dolce culla del flusso del tuo limpido amore, che cicatrizza e cura ogni fenditura della nostra terra.


Alcune domande
  • Quando mi sono sentito terra spaccata in attesa di acqua?
  • Dove vorrei sperimentare la pioggia portatrice di vita del Signore?
  • Quale deserto oggi voglio affidare alle cure del Padre?

tratto da getupandwalk (di Martina Pampagnin)

COME DIO CI PARLA? FRA THIERRY RACCONTA LA STORIA DI UN INCONTRO SPECIALE

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Fra Thierry  (primo a sinistra) con altri due giovani frati francesi 
Pace e bene amici "ricercatori"!

In alcuni recenti post ho presentato la testimonianza di fra Emanuele Zuglian e di fra Roberto Gottardi , entrambi giovani frati studenti in teologia a Padova.

Questa volta è fraTHIERRY MARIEa raccontarci un episodio significativo della sua storia vocazionale. Fra Thierry Marie, 25 anni, francese, è un giovane frate ormai al quarto anno di professione e un autentico appassionato della "vita francescana".
E' giunto in Italia cinque anni fa dopo avere frequentato il Postulato a Cholet (Francia) per vivere prima il Noviziato ad Assisi e proseguire gli studi e la formazione a Padova

Di seguito ci parla del suo impegno fra i carcerati, presso i quali si reca nei fine settimana e di come il Signore, sia atteso e si riveli anche nella vita difficile e dolorosa di queste persone.

Ringraziamo Fra Thierry per la sua testimonianza, soprattutto ricordandolo nella nostra preghiera.

Al Signore Gesù sempre la nostra Lode.
fra Alberto (fra.alberto@davide.it)

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DOLCE ATTESA…

« In quel tempo […] il popolo era in attesa » (Lc 3,15)

Questo versetto precede il Battesimo del Signore.
Gesù si avvicina come membro di questo “popolo in attesa”.
In attesa di cosa? In attesa chi?

Da secoli il popolo ebraico aspettava il messia, da secoli, DA SECOLI.
Da solo qualche settimana mi è stata accordata la grazia di incontrare un altro membro di questo popolo. Egli porta vesti sicuramente diverse di quelle che Gesù portava quella volta. Tuttavia penso sia proprio uno dei fratelli più vicini al Signore Gesù. Egli è continuamente in attesa. In attesa di una telefonata, di un permesso per lo studio o per lavorare. Da qualche anno ha perso il dono della libertà. E, nonostante sia tanto giovane, egli risiede già tra quattro mura. Sì egli vive in carcere. E lì, proprio lì, sta in attesa.

Da secoli il popolo ebraico aspettava il Messia, da secoli, DA SECOLI.
In carcere dove lo spazio e l’aria mancano ogni secondo è un’eternità. Sembra paradossalmente essere un posto favorevole per sperimentare cos’è l’attesa. L’attesa di una vita nuova, della libertà, di una vita piena e traboccante che solo il Signore desidera ed è in grado di offrire; Lui stesso.

Sono testimone di una vita nuova, sorta da una dolce attesa.
Questo fratello carcerato ha espresso questo desiderio: essere membro di questo popolo, di uomini e donne costantemente in attesa del Signore Gesù, perché Egli è la luce vera […] che illumina ogni uomo, [che] ha dato potere di diventare figli di Dio a quanti l’hanno accolto” (Gv 1,9.12).

Così da qualche settimana contemplo che la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.”(Gv 1,4).Questo giovane fratello lo vedo rivivere, sperare, impegnarsi nello studio, nel lavoro, desideroso di imparare e di accogliere “la luce vera”.
Deo Gratias!

Fra Thierry


Fra Thierry (primo a destra) con due confratelli

DOMANDA VOCAZIONALE, DOMANDA DI FELICITA'

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Assisi: Tre giovani e sorridenti frati francescani
Cari amici in ricerca della vocazione divina, il Signore vi dia pace.
E' bello questo vostro cercare, è importante questa domanda vocazionale che vi portate nel cuore: ne va della vostra esistenza, della vostra felicità, del futuro e del senso che vorrete dare alla vostra vita.

Il Vangelo di ieri (domenica 20 gennaio 2019) ci proponeva il famoso miracolo di Cana  quando Gesù trasforma l'acqua in vino ad una festa di nozze, in cui presto, il vino era venuto a mancare:
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino».[Gv 2,1-11]
Il vino, nel contesto sociale ebraico rivestiva svariati significati: il vino era festa, il vino era gioia, il vino diceva compagnia, il vino esprimeva fecondità e comunione, il vino era vita autentica e vera, il vino era indispensabile per celebrare con tutti la realizzazione di un sogno e di una vocazione compiuta come le nozze.

«Non hanno vino!» Anche oggi molti giovani vivono la stessa situazione,"manca il vino"! Così che la vita di tanti ragazzi è triste, insensata, senza una direzione, dispersa nella solitudine e nella superficialità. Spesso si trovano a rincorrere bramosi ideali di felicità di cui si "ubriacano", ma che presto si dimostrano illusori, parziali e limitati. Tutto in realtà: affetti, relazioni, progetti di lavoro, bellezza, salute, sessualità, piacere... prima o poi si rivela precario e insufficiente, segnato da fragilità e incertezza, incapace di saziare veramente.

Ma allora chi può riempire questo vuoto e la noia di vivere?
Chi può darci saldezza ed essere sempre un riferimento certo?
Chi può dissetare questa nostra sete di infinito senza deluderci?
Da chi la gioia? Dov'è la luce al nostro cammino?

Ebbene , cari amici, solo il Signore Gesù può offrirci questo "vino buono"! Lui è "l'acqua viva" che ci disseta per sempre, Lui la luce nell'oscurità, Lui la via, Lui la vita, Lui l'unica autentica verità! Da lui la gioia vera che mai viene meno. Lui il compagno e l'amico fedele, sempre!

E' da questa scoperta, da questo incontro che qualche giovane intuisce di poter dedicare tutta la sua vita al Signore, di consacrarsi a Lui: perchè niente e nulla e nessun altri lo può eguagliare e sostituire! 
E' qui che sgorga la vita di un frate francescano!  Qui trova senso la sua scelta!

Al Signore Gesù sempre la nostra lode
fra Alberto (fra.alberto@davide.it)

Conosci questo gruppo musicale? Gli "SWITCHFOOT" 

TRADUZIONE CANZONE LET THAT BE ENOUGH di SWITCHFOOT
 Let That Be Enough Lascia Che Sia Abbastanza
I wish I had what I need
To be on my own
'Cause I feel so defeated
And I'm feeling alone

And it all seems so helpless
And I have no plans
I'm a plane in the sunset
With nowhere to land

And all I see
It could never make me happy
And all my sand castles
Spend their time collapsing

Let me know that You hear me
Let me know Your touch
Let me know that You love me
Let that be enough

It's my birthday tomorrow
No one here could now
I was born this Thursday
22 years ago

And I feel stuck
Watching history repeating
Yeah, who am I?
Just a kid who knows he's needy

Let me know that You hear me
Let me know Your touch
Let me know that You love me
And let that be enough

Let me know that You hear me
Let me know Your touch
Let me know that You love me
And let that be enough
Vorrei avere ciò di cui ho bisogno
Per riuscire a stare da solo
Perché mi sento così abbattuto
E mi sento solo

E tutto sembra così vulnerabile
E non ho progetti
Sono un aereo nel tramonto
Senza una luogo dove atterrare

E tutto ciò che vedo
Non potrebbe mai farmi felice
E tutti i miei castelli di sabbia
Passano il tempo crollando

Fammi sapere che mi senti
Fammi conoscere il Tuo tocco
Fammi sapere che mi ami
Lascia che sia abbastanza

Domani è il mio compleanno
Nessuno qui lo potrebbe sapere
Sono nato questo giovedì
22 anni fa

E mi sento bloccato
Guardando il passato ripetendo:
Sì, ma io chi sono?
Semplicemente un bambino che sa di essere bisognoso

Fammi sapere che mi senti
Fammi conoscere il Tuo tocco
Fammi sapere che mi ami
Lascia che sia abbastanza

Fammi sapere che mi senti
Fammi conoscere il Tuo tocco
Fammi sapere che mi ami
Lascia che sia abbastanza

Il brano è una preghiera: “Nulla mi rende felice,.. lasciami conoscere il Tuo tocco”   E’ una significativa auto-coscienza della posizione dell’uomo, desideroso di felicità ma impossibilitato a darsela e, quando ci prova, fallisce. «E’ il mio compleanno domani, nessuno qui sa che sono nato questo giovedì di 22 anni fa. E mi sento bloccato guardando la storia ripetendo: “Si, ma chi sono io?”. Solo un bambino che sa di essere bisognoso». E’ soltanto partendo dall’evidenza di questo bisogno che, di fronte all’impotenza umana, non ci si arrende al nichilismo disperato e neppure si reagisce con violenza verso il mondo. Ma, ed ecco l’opzione cristiana, ci si consegna alla domanda verso Colui senza il quale la realtà non ha senso. «Fammi sapere che Tu mi senti», dice la canzone, aprendosi alla preghiera. «Lasciami conoscere il tuo tocco, fammi sapere che mi ami e fai che sia abbastanza».

ASSISI - Il Capodanno Francescano…visto da un giovane volontario

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Assisi - Capodanno francescano - Foto di gruppo
Cari amici in cammino e in ricerca della vocazione divina, il Signore vi dia pace.
Oggi vi propongo la testimonianza di un giovane, Stefano, che a fine anno, ad Assisi, si è prestato come volontario al campo-giovani che solitamente viene proposto dai nostri frati della Basilica di san Francesco (29 dicembre-1 gennaio). Mi piace qui condividere la sua esperienza e le sue riflessioni. "Il servizio", la "gratuità", il"dono di sè" sono elementi fondamentali di ogni ricerca vocazionale seria e autentica (oltre a vedere cosa offrono e propongono i frati ai giovani). Se manca questa apertura e disponibilità, mi pare difficile ci possa essere un'autentica chiamata del Signore. Meditate dunque fratelli..meditate!

Al Signore Gesù sempre la nostra lode. 
fra Alberto (fra.alberto@davide.it)


ASSISI - TESTIMONIANZA DI STEFANO
Il Capodanno Francescano…visto da un giovane volontario

Benché il 31 dicembre sia una data del tutto convenzionale per abbandonarsi al resoconto dei mesi trascorsi e alla pratica liberatoria dei “buoni propositi” per l’anno a venire, il Capodanno può rappresentare un importante momento di riflessione su di sé, oltre che una mera festa affollata da spumanti, stelline e lenticchie.

Passare in rassegna il proprio vissuto significa adottare una prospettiva critica che aiuta a guardare al futuro in modo più maturo e consapevole. Il Capodanno diventa così un’occasione significativa, soprattutto per chi sente il bisogno di “rimettersi in carreggiata”, una ricorrenza che merita un’attenta progettualità estesa ben oltre le portate del cenone o la marca dello spumante per il brindisi di mezzanotte. Assicurarsi di condividere questo momento con belle persone per intrecciare discorsi stimolanti rappresenta, infatti, un ottimo modo per valorizzare un tempo importante di cui spesso rimane solo un flebile ricordo…complice qualche bicchiere di troppo.

Come si può ben pensare, la figura di San Francesco rappresenta, ancora una volta, un valido spunto di riflessione. Lui, che di feste e baldorie è stato in gioventù un gran frequentatore, è il protagonista, da ormai alcuni anni, degli incontri invernali intitolati “I Care” proposti per giovani dai 20 ai 28 anni dai Frati Minori Conventuali ad Assisi, presso la basilica di san Francesco.

Il tema dell’edizione 2018 è stato particolarmente significativo in relazione al momento storico che stiamo vivendo poiché dedicato alla sostenibilità, all’ecologia e alle relazioni etiche tra umano e non-umano sulla base della brillante enciclica “Laudato sì’”del 2015.

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Nel mio peregrinare per il mondo come aficionado dell’O.F.M.Conv. mi sono ritrovato, in questa occasione, a figurare tra coloro che hanno potuto offrire un contributo concreto alla gestione delle numerose attività previste durante il campo, indossando con onore i panni del “volontario tuttofare”, una figura che ho sempre scrutato con interesse in precedenti proposte francescane a cui ho partecipato.

Assecondando le mie aspettative iniziali – sempre fin troppo idealizzate – ero convinto che mi sarei limitato a svolgere umili lavori di pulizia sotto il peso dal rigoroso “silentium” che ci si aspetta all’interno del Sacro Convento. In realtà ho vissuto una fraternità allegra e spensierata, ritrovandomi a friggere panzerotti e a ballare “La bomba” in refettorio. Quando si dice: “le vie del Signore sono infinite”.

Stare nelle retrovie durante lo svolgimento del percorso mi ha però anche permesso di assumere una prospettiva privilegiata e di imparare molto osservando i veri protagonisti dell’esperienza, ragazzi simpatici e intelligenti che si sono messi alla prova decidendo di salutare l’inizio del nuovo anno prendendo parte a un’iniziativa non così scontata in questo periodo dell’anno.

Il volontario deve assicurarsi che il programma proceda nel migliore dei modi, lavorando in sordina perché tutto fili liscio e non ci verifichino intoppi tecnici. Ma sebbene non riesca a seguire interamente gli interventi o a prendere parte a tutte le attività previste, il volontario ha comunque la possibilità di vivere un’esperienza francescana forte, in modo alternativo, ma non meno intenso rispetto ai diretti partecipanti.

Quanto del “Cantico delle creature”si riflette nel ricordare ai ragazzi che plastica, carta e alluminio vanno separati nei rispettivi contenitori? Quanta cura della “casa comune” traspare nell’assicurarsi che tutti i luoghi in cui si svolgeranno gli incontri siano puliti, ordinati e profumati? Quanta fraternità si palesa nel preparare la tavola e addobbare gli ambienti a festa?

Offrire il proprio tempo all’altroè un modo diverso per meditare sul carisma del Poverello e per comprendere quanto sia facile, bello e gratificante mettersi in servizio: se fatto in modo disinteressato e nell’ottica di contribuire a “far fare esperienza di Dio”, svegliarsi presto e andare a letto tardi, lavare pavimenti e pinzare fotocopie diventano tutt’altro che pesanti incombenze, quanto, piuttosto, momenti di svago. Se poi ciò viene condiviso con altri aficionadosprovenienti da ogni regione d’Italia, tutto si trasforma in puro godimento a riprova di quanto vivere in fraternità sia innanzitutto un piacere per se stessi.

Continuare a essere volontario è uno dei miei propositi per il nuovo anno. E intendo nel senso letterale del termine: persona che liberamente, spontaneamente o gratuitamente, mette a disposizione la propria attività per gli altri”, come dice il dizionario.

Ma desidero che questo non valga soltanto ad Assisi.

Se il mondo è una casa comune, come ci ricorda il Papa Francesco, allora Assisi non è altro che una piccola stanza in quel palazzo enorme che chiamiamo “mondo”. Ed è già bella e sistemata. Al massimo ci si può fare la polvere. Nella grande casa che abitiamo rimangono invece tante altre stanze da ripulire, molte tavole da apparecchiare e ancor più cose da riparare. Questo è il vero servizio di cui è necessario occuparsi. Chiamo dunque a rapporto tutti quegli aspiranti volontari che si vogliono impegnare per far sì che insieme si possano creare le condizioni favorevoli per esperire, nel quotidiano, la gioia della condivisione e della fraternità, in un mondo più bello, pulito e accessibile a tutti.

Buon 2019!

Stefano
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Non hai ancora letto “Laudato Si’”? Clicca sul link sottostante per una lettura imprescindibile al giorno d’oggi: http://w2.vatican.va/content/francesco/it/encyclicals/documents/papa-francesco_20150524_enciclica-laudato-si.html


MA CHE COSA FANNO I FRATI TUTTO IL GIORNO?

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Frate incontra una famiglia
Pace e bene,
cari amici in ascolto dei desideri di Dio.

Che vita fanno i frati francescani?
Di cosa si occupano? Che fanno in convento tutto il giorno?
Queste alcune fra le molte domande che mi giungono riguardanti la nostra vita di frati francescani. Al riguardo, ecco alcune note che spero possano esservi utili. 

Al Signore Gesù sempre la nostra lode!
Fra Alberto (fra.alberto@davide.it)

Un frate con i giovani
 Perchè questa scelta di diventare frate? 
La vita del frate scaturisce da una chiamata personale e intima del Signore Gesù, ad amare Lui e ad amare come ha fatto Lui, imitandolo in tutto. E' certo una vita e una scelta molto bella e gioiosa, ma anche impegnativa ed esigente. E' una vocazione per questo anche sempre da rinnovare: l'amore, infatti, non è mai a buon mercato o scontato, ma va riscelto ogni giorno. Il Vangelo di Gesù è dunque la nostra Regola..., il Vangelo la nostra "Magna Charta". Al Vangelo del resto si ispira S. Francesco quando pensa "una forma di vita" da dare ai suoi seguaci. Tutto è dunque legato a questa chiamata radicale "all'amore"che trova la sua forza e la sua origine in una "trafittura del cuore" da parte del Signore Gesù.

Per che cosa si identifica e qualifica la vita del frate?
Mi piace definire il frate come un “uomo libero” nel Signore, ovunque si trovi a vivere e operare. Ecco un suo ritratto... a mò di flash!
* Il frate è uno che in ogni momento, con le sue parole e i suoi gesti, annuncia e prova a rendere visibile il Vangelo di Gesù e l'amore del Padre per ogni uomo.
* Il frate è un uomo di preghiera per coltivare un amicizia profonda con Dio! Senza la preghiera la sua strada e il suo fare non hanno alcun senso!
* Il frate condivide la sua scelta in una comunità con altri frati: non è mai da solo! Di tutti si sente fratello.
* Il frate ha a cuore i poveri e gli ultimi; coltiva amicizia e relazioni senza pregiudizi; gioisce e soffre per gli altri e con gli altri; sorride e piange se c'è bisogno, legge... canta.. ama .. suona.. studia..., lavora con le sue mani ... 
* Il frate si caratterizza per la sua semplicità e sobrietà. Non ha nulla di proprio, ma tutto è condiviso.
* Il frate fa voto di castità e obbedienza perché chiamato ad appartenere solo al suo Signore.
* Il frate può diventare un missionario nel terzo mondo, ma anche essere un intellettuale che insegna all'università, oppure anche essere un religioso molto semplice e umile che cura l'orto del convento. C'è spazio per ogni sensibilità e carisma!
* Il frate di tutto può occuparsi .., ma nulla gli appartiene, niente e nessuno è "suo" se non Gesù!
* Il frate si considera un "pellegrino" e forestiero in questo mondo e invita tutti, così, a guardare al cielo.
* Il frate francescano, imitando San Francesco, ama la vita e ogni creatura, la natura, la bellezza... e in tutto e tutti cerca di intravedere la presenza del Signore.
* Il frate, anche con il suo povero abito, è sempre un segno per chiunque e dovunque.
* Il frate è un uomo! Non è superman, né già santo o migliore di altri, ma un povero peccatore fiducioso però, ogni giorno, della misericordia del Signore come dell'aiuto e dell'amicizia e del consiglio di tutti. 
*Il frate ha sempre la porta aperta. Per conoscere meglio la nostra vita, dunque, vieni e vedi!

Ma che fa concretamente un frate? 
Ecco di seguito alcuni nostri campi di azione e di apostolato, con qualche esempio di attività (ma ve ne sono moltissime altre):

  • Giovani: Ci sono frati (come il sottoscritto) che per es. si occupano di giovani e lavorano per loro e la loro maturazione umana e cristiana, con tantissime iniziative e proposte. Vedi per es. il "Centro  francescano giovani" di Padova  o le iniziative del "Centro Francescano Giovani" in Assisi.
  • Disabili: Altri frati curano i malati e i disabili come per es. presso "Il Villaggio S. Antonio" di Noventa (Pd)
  • Comunità terapeutiche: Alcuni ancora si occupano di ragazzi tossicodipendenti e di persone affette da schiavitù fisiche e psichiche, dipendenze varie (droghe, alcolismo..) come per es la "Comunità san Francesco" di Monselice (PD):
  • Santuari: C'è poi chi opera in varie chiese convenuali, presenti in molte città, come in grandi santuari come la Basilica di S.Antonio a Padova  o la Basilica di San Francesco in Assisi: qui si confessano moltissimi pellegrini, si celebra per essi l'eucarestia; si accoglie, si ascolta e si benedice, si consola e conforta...
  • Cultura: Alcuni frati studiano, scrivono, stampano libri e riviste (per es. Il Messaggero di S. Antonio) per aiutare le persone a pensare, riflettere e maturare.
  • Missioni: Moltissimi frati sono in tanti paesi del mondo come missionari; vedi qui dove siamo presenti nei vari continenti.
  • Parrocchie: Altri sono impegnati con stile "francescano" in tantissime parrocchie, condividendo da vicino le gioie e i dolori e le sofferenze della loro gente. Eccone qui una nelle Marche 
  • Evangelizzazione: Alcuni frati si dedicano con entusiasmo all'evangelizzazione di strada, come i frati della "Sveglia francescana".
  • Pastorale universitaria: Molto bella l'esperienza di 4 frati che nel convento di  Parmaseguono i giovani universitari
  • Spiritualità: offriamo spazi di accoglienza e crescita umana e spirituale a tante persone che desiderano  maturare nella fede, approfondire la propria spiritualità come all'Eremo san Felice 
  • Poveri: in tutti i nostri conventi vi è sempre uno spazio di accoglienza e attenzione ai più poveri ( mense, aiuto burocratico ed economico, sostegni vari.). Per es. accanto alla Basilica del Santo (Pd) vi è la storica sede del "Pane dei Poveri"
...e così via.........

In tutti questi ambiti (e in molti altri) i frati si spendono in diverso modo, ciascuno offrendo il meglio di sè.     

Dunque c'è spazio per tutti ....!!!! Anche per te!


frati che pregano insieme
Incontri per strada

C'E' UNA CHIAMATA PER TE !

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Frati pellegrini sul cammino di Santiago - Estate 2018
Sabato 26 gennaio 2019
Dal Vangelo di Luca (10,1-9)

In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. (...) Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».
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Pace e bene cari giovani amici
in cammino e in ascolto della vocazione divina per la vostra vita!
Anche oggi il Signore continua a chiamare operai per la sua messe!
Ma ancora più che in altri tempi, il lavoro è ormai immane:
i lupi sempre più spietati, le strade sempre più insicure, le case inospitali..., i discepoli titubanti e riluttanti..., qualcuno anche traditore...
Ma il Signore continua a chiamare e ad avere bisogno dell'aiuto di giovani puri, forti e appassionati, di giovani come te.
Il Signore ama le tue mani, il tuo cuore, la tua intelligenza, la tua fede, la tua libertà, il tuo coraggio:
  • C'è una Chiesa bisognosa come ai tempi di san Francescodi essere riparata ed amata: chi se ne farà carico?
  • C'è una umanità sempre più dolorante e persa: chi la porterà sulle proprie spalle?
  • C'è Gesù sempre più dimenticato e abbandonato: chi parlerà di Lui e per Lui?
  • Chi non temerà di prendere con radicalità la croce e seguire il Signore?
  • Chi saprà vivere da povero con i poveri?
  • Chi annuncerà la bellezza del Vangelo e del Regno di Dio?
C'è una chiamata per te! Come vuoi rispondere? 

CON ALLEGRIA, VOCAZIONE, FEDE: GMG PANAMA

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Pace e bene
cari amici in cammino e in ascolto della vocazione divina per la vostra vita.

In questi giorni si sta svolgendo a Panama la GMG, la giornata  mondiale della gioventù alla presenza di migliaia di giovani entusiasti, raccolti accanto al nostro amato papa Francesco. ( vedi la veglia di ieri sera)
Anche molti ragazzi italiani sono presenti accompagnati da frati e sacerdoti e suore, così come tante delegazioni francescane provenienti soprattutto dal Sud America.

Molto bello è l'inno italiano per la GMG che vi propongo di seguito.
E' un canto nella Gioia e all'Allegria, canta la Vocazione, canta la Fede: orizzonti fondamentali da seguire nella vita di ogni giovane, ma per nulla scontati.
Prego per tutti voi, che ogni giorno possano orientare il vostro cammino.

Al Signore Gesù sempre la nostra lode.
fra Alberto (fra.alberto@davide.it)

  papa panama

WEEKEND PER GIOVANI IN RICERCA VOCAZIONALE - LONGIANO (9-10 febbraio 2019)

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Pace e bene, cari amici.
Vi segnalo questo provocante invito dei nostri frati del Convento di Longiano (FC)
Si tratta di unWEEKEND VOCAZIONALE per GIOVANI IN RICERCA. 
  • E' una proposta per soli ragazzi, (indicativamente dai 18 ai 30 anni)
  • E'per chi si sta interrogando sulla propria strada
  • E'per chi non vuole lasciare al caso la propria vocazione 
  • E'per chi ha già qualche desiderio/intuizione particolare... e anche per chi ancora non ce l'ha...
Sarà un weekend interamente condiviso con i frati della fraternità francescana di Longiano (FC), sulle splendide colline romagnole.
= Per ogni informazione e per iscriversi occorre telefonare ai frati: 
fra Tommaso (333 3881792); fra Mirko (327 6606428)
= E' richiesta la partecipazione all'intero weekend, dalla mattina del sabato al pomeriggio della domenica.



P. PLACIDO CORTESE ONORATO DAL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

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Il Presidente della Repubblica con i frati del Santo (il rettore e il vice rettore)
Cari amici in ricerca della vocazione divina, il Signore vi dia pace.

Il mese di gennaio è sempre contrassegnato dalla"giornata della memoria"per non dimenticare e soprattutto perchè non possano più ritornare quei tragici eventi legati alla seconda guerra mondiale, quando milioni di persone (ebrei, prigionieri di guerra e politici, internati, civili inermi, religiosi..) furono uccisi e perseguitati dall'odio e dal fanatismo nazifascista. Il male totale, stupido e cieco e arrogante, prevalse in quegli anni bui annichilendo e oscurando anche molte coscienze. Non mancarono però piccole grandi luci di speranza e d' amore.

Ricordo qui il sacrifico di due nostri frati di cui ho già parlato spesso: San Massimiliano Kolbee il servo di Dio P. Placido Cortese che non temettero di offrire le loro vite per salvare altre persone.
In alcune scuole e istituti del Veneto, siamo stati recentemente chiamati (il sottoscritto con fra Fabio, fra Alesandro e fra Giambo) ad illustrare le loro vicende e il loro donarsi fino a morire per il prossimo. Gli incontri sono stati ogni volta davvero toccanti e commoventi con un forte coinvolgimento dei giovani presenti. Fra Massimiliano e Fra Placido, eroi silenziosi che «salvando una vita – come recita il Talmud – hanno salvato il mondo intero».

Mi piace qui segnalare come alcuni mesi fa il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, abbia consegnato personalmente ai frati della Basilica del Santo (8 febbraio 2018) un importantissimo riconoscimento. Si tratta della medaglia d'oro al merito civileconferita al servo di Diopadre Placido Cortese (1907-1944), per il suo prodigarsi instancabile, durante il secondo conflitto mondiale, per salvare e aiutare prigionieri politici, internati di guerra ed ebrei perseguitati. Un'opera che gli costò la tortura e l'uccisione da parte della Gestapo nazista.

«Il presidente della Repubblica– racconta fra Oliviero Svanera, rettore della basilica – si è dimostrato molto compiaciuto nel poter onorare con un riconoscimento istituzionale una figura come quella di padre Placido. Ha sottolineato l'importanza di tenere desta la memoria di una figura così esemplare, che ha dimostrato di conoscere molto bene. Ha citato pure le sorelle Martini, giovani collaboratrici di padre Cortese, rammaricandosi per la recente scomparsa di Carla Liliana Martini».

Ed ecco infine la motivazione del conferimento della medaglia alla memoria, come indicato sulla pergamena consegnata ai frati insieme alla medaglia d’oro: 

«P. Placido Cortese, Direttore del "Messaggero di S. Antonio", durante la seconda guerra mondiale e nel periodo della Resistenza si prodigò, con straordinario impegno caritatevole e nonostante i notevoli rischi personali, in favore di prigionieri internati in un vicino campo di concentramento, fornendo loro viveri, indumenti e denaro. Dopo l'8 settembre 1943 entrò a far parte di un gruppo clandestino legato alla Resistenza, riuscendo a far fuggire all'estero numerosi cittadini ebrei e soldati alleati, procurando loro documenti falsi. Per tale attività nel 1944 fu arrestato e trasferito nel carcere di Trieste, dal quale non fece più ritorno. Fulgido esempio di alti valori cristiani e di dedizione al servizio della società civile. 1942-1944 — Padova».

Al Signore Gesù sempre la nostra Lode
Fra Alberto (fra.alberto@davide.it)
P. Massimiliano Kolbe
P. Placido Cortese

COSA SIGNIFICA IL TAU FRANCESCANO ?

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Il TAU è l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico.
Esso venne adoperato con valore simbolico sin dall’Antico Testamento; se ne parla già nel libro di Ezechiele: “Il Signore disse: Passa in mezzo alla città, in mezzo a Gerusalemme e segna un Tau sulla fronte degli uomini che sospirano e piangono..”(Ez.9,4). Esso è il segno che posto sulla fronte dei poveri di Israele, li salva dallo sterminio. Con questo stesso senso se ne parla anche nell'Apocalisse: “Poi vidi un altro angelo che saliva da oriente e portava il sigillo del Dio vivente, e gridò a gran voce ai quattro angeli ai quali era ordinato di danneggiare la terra e il mare dicendo: non danneggiate né la terra, né il mare, né piante finché non abbiamo segnato sulle loro fronti i servi del nostro Dio”(Ap7,2-3).Il Tau è perciò segno di redenzione e salvezza.

Il TAU per san Francesco d’Assisi,
Soprattutto per la somiglianza che il Tau ha con la croce, Francesco ebbe carissimo questo segno, tanto che esso occupò un posto rilevante nella sua vita come pure nei gesti. 
Era un amore che scaturiva da una appassionata venerazione per la santa croce, per l’umiltà del Cristo, oggetto continuo delle meditazioni di Francesco e per la missione del Cristo che attraverso la croce ha dato a tutti gli uomini il segno e l’espressione più grande del suo amore. Il Tau era inoltre per il Santo il segno concreto della sicura salvezza, e la vittoria di Cristo sul male.
Grande fu in Francesco l’amore e la fede in questo segno. “Con tale sigillo, san Francesco si firmava ogniqualvolta o per necessità o per spirito di carità, inviava qualche sua lettera” (FF 980); “Con esso dava inizio alle sue azioni” (FF 1347). Il Tau era quindi il segno più caro per Francesco, il suo sigillo, il segno rivelatore di una convinzione spirituale profonda che solo nella croce di Cristo è la salvezza di ogni uomo.
Quindi il Tau, che ha alle sue spalle una solida tradizione biblico-cristiana, fu accolto da Francesco nel suo valore spirituale e il Santo se ne impossessò in maniera così intensa e totale sino a diventare lui stesso, attraverso le stimmate nella sua carne, al termine dei suoi giorni, quel Tau vivente che egli aveva così spesso contemplato, disegnato, ma soprattutto amato.


Il TAU per tutti noi 
Oggi, moltissime persone, giovani e non, devoti o ammiratori ed amici di san Francesco, portano il Tau come segno distintivo di riconoscimento della loro appartenenza alla famiglia o alla spiritualità francescana.
Il Tau non è un feticcio, né tanto meno un ninnolo qualsiasi, esso è il segno concreto di una devozione cristiana, ma soprattutto un impegno di vita nella sequela del Cristo povero e crocifisso.
Ricevere il Tau, portarlo sul proprio cuore, è l’impegno per un cammino, per una scuola di vita. Il cristiano segnato con il segno della croce al momento del suo battesimo, deve diventare, portando la croce, attraverso le immancabili sofferenze che comporta la vita, imitatore e seguace del Cristo povero e crocifisso. 
Quel Tau deve ricordarci una grande verità cristiana, la vita nostra associata a quella del Cristo nella croce come insostituibile mezzo di salvezza.
Lo sappiamo: nulla nasce di grande senza passare per il sacrificio. Accogliamo allora questo segno, portiamolo con fierezza, difendiamolo, viviamone la spiritualità, rendiamo ragione anche attraverso di esso della “speranza che è in noi”, consapevoli che solo aggrappandoci alla croce ogni giorno potremo rinascere con Lui, come Francesco, alla vita veramente nuova.

Che senso ha una vita così?

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Ciao a tutti, carissimi giovani in ricerca!

Come saprete, oggi, 2 febbraio, si ricorda la Presentazione di Gesù al Tempio, e tutta la chiesa celebra la

GIORNATA DELLA VITA CONSACRATA

Per noi consacrati c'è una domanda che la vita di ogni giorno ci sbatte in faccia, e che in giornate come queste sentiamo ancora più urgente e pungente:

Che senso ha oggi la vita consacrata?
Ha ancora senso una vita così, nel terzo millennio?

(due frati durante la loro professione solenne)

Sapete, c'è un testo che mi ha accompagnato in questi ultimi anni, una piccola luce, accesa nelle nebbie che avvolgono i nostri tempi. Lo condivido con voi:

«Forse, a ben guardare, non è mai esistito un mondo così "evangelico" come il nostro, che pure ci fa tanta paura. Infatti, nonostante le ambiguità e le contraddizioni che sono presenti in ogni epoca, forse mai come nel nostro tempo, così secolarizzato, la libertà e la felicità di tutti e per tutti, almeno come princìpi, sono stati così a cuore a molti... anzi a moltissimi.
Come disse papa Giovanni XXIII sul letto di morte:


"Ora più che mai siamo intesi a servire l'uomo in quanto tale. Non è il vangelo che cambia: siamo noi che incominciamo a comprenderlo meglio! Sì, è giunto il momento di riconoscere i segni dei tempi, di coglierne l'opportunità e di guardare lontano!".

Il modo di concepire il nostro "essere umani"è profondamente cambiato. Ciò comporta delle conseguenze forti. La prima di queste è rinunciare ad essere modello, per imparare a sentirci fino in fondo compagni di strada che non hanno nulla da insegnare se non quello che possono condividere nel profondo della condizione umana».
[Fratel MichaelDavide, Non perfetti, ma felici. Per una profezia sostenibile della vita consacrata, 2015]



Rinunciare ad essere modello per essere semplici compagni di strada.
A volte questo costa al nostro orgoglio, ai nostri secoli di gloriosa tradizione, alla sicurezza delle risposte pronte che pretendiamo di avere.
No, la storia ci sta indicando un'altra via: accanto ai passi di ogni uomo, alla pari.
E si tratta di una vita così evangelica, così francescana...

Proprio come Francesco d'Assisi, fratelli minori di tutti, niente da insegnare, solo un incontro da condividere, un incontro che ci ha cambiato la vita!

Buona strada a tutti.

Fra Nico
nico.melato@gmail.com

VIVERE SIGNIFICA....

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Alcuni postulanti di Brescia
VIVERE, ESATTAMENTE,
SIGNIFICA TRASFORMARSI
 IN SE STESSI.


R. M. Rilke

PER CHI SONO IO?

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"Per chi sono io?"
...IO SONO UNA MISSIONE
SU QUESTA TERRA, 
E PER QUESTO MI TROVO
 IN QUESTO MONDO...


(Papa Francesco)
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