Cari amici in cammino e in ricerca il Signore vi dia Pace.
Ma il Signore cosa penserà di me se rinuncio alla Sua chiamata? E che rischi corro per la mia fede e la mia anima?. Ecco il quesito giuntomi da G., giovane dottorando di 29 anni. Vi invito a pregare per lui e per la sua scelta vocazionale.
Al Signore Gesù sempre la nostra Lode. fra Alberto (fra.alberto@davide.it)
Domanda di G.Ma il Signore cosa penserà di me se rinuncio alla Sua chiamata? E che rischi corro per la mia fede e la mia anima?. Ecco il quesito giuntomi da G., giovane dottorando di 29 anni. Vi invito a pregare per lui e per la sua scelta vocazionale.
Al Signore Gesù sempre la nostra Lode. fra Alberto (fra.alberto@davide.it)
Salve fra Alberto, sono G. , un giovane di 29 anni, lombardo, alle ultime fasi di un dottorato di ricerca. La seguo da parecchio nel blog . C'è una domanda che volevo porle sulla vocazione religiosa: Che succede se uno rinuncia alla chiamata del Signore e fa di testa sua, guardando altrove e scegliendo altre vie? E' grave pensare di abbandonare il progetto di Dio e non assecondare il suo invito, per scegliersi la propria strada? Mi spiego meglio! Ho seguito lo scorso anno in diocesi un cammino bellissimo di discernimento vocazionale durante il quale è emersa chiara in me, non posso negarlo, la chiamata a diventare prete con la prospettiva, conclusi gli studi, di entrare in seminario. Ora però sto vivendo interiormente un forte contrasto per un ottimo contratto di lavoro che mi è stato proposto, che mi impegnerebbe all'estero per almeno tre anni e con il rischio innegabile di perdermi per questa via. Non nego di riconoscere in questa possibilità il coronamento di tanti anni di studi e di invidiabili opportunità professionali. Il pressing di genitori e amici, è facile immaginare in che direzione si muova aumentando ancor più la mia confusione e indecisione.
Ma il Signore cosa penserà di me se rinuncio alla Sua chiamata? E che rischi corro per la mia fede e la mia anima? La ringrazio e attendo una sua parola. G.
Risposta di fra Alberto
Caro G.,
Mi chiedi che cosa può succedere se uno non asseconda la vocazione?
1. Prima di tutto vorrei fosse chiara una cosa: la vocazione, non è mai una imposizione, un obbligo, un progetto calato dall'alto da parte di Dio ( ma neppure da parte di altri!) o una sorta di camicia di forza che a tutti i costi si deve accettare, altrimenti si è dannati in eterno. E' invece sempre un invito, un "se vuoi", una proposta forte eppure dolce e amorevole e gentile che il Signore rivolge a chi lui ama e ricerca più di altri. E' un'offerta inoltre mai sproporzionata o inadeguata, ma sempre in sintonia e in armonia con ciò che siamo.
2. La vocazione va dunque colta prima di tutto in questo sguardo d'amore privilegiato del Signore su di noi. La si fugge e la si rifiuta solo se si vede in essa "una fregatura" e un imbroglio da parte di Dio! Ma ti pare che il Signore voglia fare il doppio gioco quando si rivolge a qualcuno invitandolo alla sequela??!! La vocazione è pertanto un invito d'amore! La risposta è poi sempre nella libertà. Un "eccomi" o un "si" costretto e obbligato è da schiavi e servi, non da figli amati.
3. E' bene però anche capire meglio cosa si intenda per vocazione. Essa dice quello che uno è: è cioè una realtà corrispondente in pieno alle nostre inclinazioni e ai doni di grazia che il Signore ci ha dato. Non corrispondervi è come abbandonarsi a qualcosa che ci manca e non ci appartiene. È stata questa la storia del giovane ricco.
4. Per quel giovane - dal momento che il Signore gli aveva comunicato inclinazioni e affetto speciale per seguirlo - non rispondere alla chiamata è stata la stessa cosa che andarsene via triste, non pienamente realizzato e appagato. Ha preferito le ricchezze alla compagnia di Gesù e a collaborare con Lui per la salvezza eterna di molti. Ma le ricchezze non potevano saziare il suo cuore.
5. Chissà quale gioia avrebbe provato nel fare quello che gli aveva consigliato il Signore: dare tutto ai poveri e renderli felici. Il Signore lo avrebbe lungamente e largamente ricompensato, secondo la sua promessa: “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna” (Mt 19,39).
6. Quel giovane ha corso un rischio per la propria anima? Alla luce di quello che il Signore dirà appena questo giovane se ne va via, si direbbe di sì: “In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: «Allora, chi può essere salvato?». Gesù li guardò e disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile»” (Mt 19,23-26).
Non sappiamo quale sia stato il suo esito finale. Possiamo solo limitarci a dire, alla luce delle parole del Signore, che ha corso un rischio serio.
Una cosa analoga si può dire per coloro che non seguono la loro vocazione.
7. Per questo ti esorto ad amare il Signore con tutto il cuore, anzi, ad amarlo più di te stesso.
Una cosa analoga si può dire per coloro che non seguono la loro vocazione.
7. Per questo ti esorto ad amare il Signore con tutto il cuore, anzi, ad amarlo più di te stesso.
E per questo ti assicuro una mia speciale preghiera e ti benedico. Al Signore Gesù sempre la nostra lode. fra Alberto